
Pensioni 2013: ecco le novità della riforma Fornero
La riforma è entrata in vigore, dal 1 gennaio 2013 si va in pensione con un’età maggiore: gli uomini a 66 anni e 3 mesi, le donne a 62 anni e 3 mesi. Si è passati al sistema contributivo puro, spariscono le pensioni di anzianità e le “finestre”. Insomma: parte la nuova previdenza.
Lo ha ricordato il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, ai microfoni di Start su RadioRai1. L’età pensionabile è agganciata all’aspettativa di vita – ha detto – perché per fortuna si vive di più, quindi si lavorerà di più e si percepirà una pensione per più tempo [1].
Ecco le principali novità in vigore dal 1 gennaio 2013:
1) Il metodo con cui sarà calcolato l’ammontare degli assegni previdenziali passa dal retributivo al contributivo puro;
2) per la prima volta, sarà applicato il sistema dell’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici alla crescita delle speranze di vita. Così, a partire dal 1° gennaio, tutti i requisiti di accesso all’assegno saranno ulteriormente aumentati di 3 mesi. Il traguardo della pensione, insomma, sarà più lontano per tutti, dipendenti e autonomi. Clicca qui per maggiori info;
3) aumenteranno i minimi Inps, del 3% in misura provvisoria nel 2013. A fine 2013 si procederà agli eventuali conguagli (restano esclusi gli assegni superiori a tre volte la soglia minima);
4) con il nuovo anno entrano in vigore i nuovi coefficienti di calcolo della pensione: per ottenere lo stesso importo di pensione di chi è uscito dal lavoro fino al 2012 bisognerà lavorare un anno in più[1];
5) abolita la pensione di anzianità, rimangono 2 tipologie di pensione: la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata. Il ritiro anticipato è possibile solo con un’anzianità contributiva di 42 anni e cinque mesi per gli uomini e di 41 anni e cinque mesi per le donne;
6) sugli importi di pensione superiori a 90 mila euro, si applicherà un prelievo a titolo di contributo di solidarietà del 5%. Prelievo che salirà al 10% per la parte superiore a 150mila euro e si attesterà al 15% per quella che eccede 200 mila euro;
7) il requisito contributivo minimo è innalzato a 20 anni;
In conclusione, il presidente dell’INPS, interpellato sulla sostenibilità del sistema pensionistico italiano ha affermato che “Serve la ‘seconda gamba’ della pensione complementare, che in Europa e’ molto diffusa ma che in Italia stenta ancora a decollare. Su questo tutti (Inps, assicurazioni e banche) devono lavorare”. Mastrapasqua ha anche ricordato un dato “allarmante”: nel Vecchio Continente, ha sottolineato, “la media di coloro che hanno la pensione complementare e’ di circa il 91%, in Italia e’ il 23%. Un delta troppo ampio sul quale bisogna riflettere per capire quali sono gli errori che sono stati fatti”.
[1] Fonte AGI
[2] Ecco i nuovi coefficienti a seconda delle età di pensionamento:
– 57 anni: 4,304% (4,42% fino al 2012)
– 58 anni: 4,416% (4,54% fino al 2012)
– 59 anni: 4,535% (4,66% il precedente)
– 60 anni: 4,661% (4,80% il precedente)
– 61 anni: 4,796% (4,94% il precedente)
– 62 anni: 4,940% (5,09% il precedente)
– 63 anni: 5,094% (5,26% il precedente)
– 64 anni: 5,259% (5,43% il precedente)
– 65 anni: 5,435% (5,62% il precedente)
– 66 anni: 5,624%
– 67 anni: 5,826%
– 68 anni: 6,046%
– 69 anni: 6,283%
– 70 anni: 6,541%.
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valerio
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Giovanni Valli
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Simone
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valerio
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Gaspare Ammendola
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