
Pensioni di scorta, aumentano le tasse, ma restano i vantaggi
Da quest’anno bond passa dall’11,5% al 20% l’aliquota fiscale sui rendimenti di fondi pensione e polizze previdenziali. Ma non sulla parte investita bond in titoli di Stato. Ed è confermata la deducibilità delle somme versate.
L’aliquota sui rendimenti
La legge di Stabilità 2015 ha portato una brutta notizia per la previdenza integrativa.
È stata innalzata infatti la tassazione sui rendimenti di fondi pensione (aperti e chiusi) e piani previdenziali individuali (Pip), che a partire da quest’anno pagheranno un’aliquota del 20%, invece dell’11,5% previsto in precedenza.
L’aliquota del 20%, tuttavia, non si applica sugli attivi investiti in titoli di Stato, che costituiscono una parte preponderante dei patrimoni di fondi pensione e Pip: secondo stime autorevoli, l’aliquota effettivamente pagata da questi enti dovrebbe essere intorno al 15% dei rendimenti finanziari realizzati.
Contributi deducibili
Per i lavoratori che effettuano versamenti alla previdenza integrativa, inoltre, resta un importante vantaggio fiscale: la deducibilità dal reddito, fino a 5.164 euro all’anno, dei contributi o premi versati. A seconda del reddito complessivo di chi effettua il versamento, e quindi dell’aliquota Irpef cui è soggetto, ciò si traduce in un risparmio compreso tra i 1.187 e i 2.220 euro all’anno.
Il vantaggio è più consistente per i più giovani: chi è stato assunto dopo il 1° gennaio 2007 potrà infatti, nei 20 anni successivi al quinto di occupazione, superare il limite dei 5.164 euro all’anno, per una cifra complessiva pari alla differenza tra 25.823 euro e il totale dei contributi versati nei primi cinque anni di iscrizione alla previdenza complementare. Al di là dei tecnicismi, ciò significa che questi lavoratori, a partire dal sesto anno, potranno dedurre fino a 7.747 euro all’anno.
La tassazione di rendite e capitali
Ma anche la tassazione della prestazione finale (rendita o capitale) sarà favorevole. Innanzitutto sarà soggetta a imposizione soltanto la parte che, durante la fase di accumulo, non è ancora stata assoggettata a tassazione: saranno quindi esclusi i contribuiti non dedotti (quelli cioè che sono stati versati oltre la soglia dei 5.164,57 euro) e i rendimenti, già tassati.
Sul resto si pagherà un’aliquota ordinaria del 15%, che si ridurrà dello 0,30% per ogni anno di partecipazione alla previdenza complementare successivo al quindicesimo, fino a una riduzione massima del 6%. Ciò significa che chi resterà iscritto per 35 anni al fondo o al Pip pagherà in base a un’aliquota del 9%. Un valore decisamente contenuto, soprattutto se rapportato a qualsiasi altro investimento finanziario.
Con l’eccezione dei titoli di Stato, infatti, gli investimenti pagano normalmente un’aliquota del 26%, senza contare le spese, a cominciare dai bolli, legati alla tenuta del rapporto con la banca o altro intermediario.
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